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Come illustra questo libro, l'attuale condizione delle donne può essere interpretata solo all'interno dell'insieme dei dispositivi di assoggettamento e di sfruttamento, di controllo e di espropriazione in atto, vale a dire nel quadro generale della razionalità politica che caratterizza la nostra epoca: una nuova economia politica fondata non solo sulla messa al lavoro della vita in generale ma sullo spostamento del baricentro della produzione dall'economia dei beni materiali alla sempre più centrale mobilitazione delle risorse cognitive, linguistiche, affettive, cooperative, sociali nella produzione stessa. La femminilizzazione del lavoro, e più in generale la femminilizzazione di una bioeconomia fondata sull'espropriazione della produttività della vita che eccede di gran lunga la mera sfera del lavoro, non è solo il nome di un fenomeno che implicherebbe l'ingresso massiccio delle donne sul mercato del lavoro o più generalmente nella sfera della produzione, è anche e soprattutto il nome di una estensione paurosa delle condizioni di sfruttamento e di assoggettamento storicamente riservate alle donne all'intera sfera della produzione. Di questa femminilizzazione diventata paradigma generale, Cristina Morini elenca e analizza le caratteristiche a partire da una lavoro d'inchiesta che permette alla lettura sociologica ed economica della realtà di essere sempre intrecciata con una lettura politica. Prefazione di Judith Revel.